La notizia, divulgata dai mezzi di comunicazione sociale, oramai è nota a tutti. Il 3 maggio di quest'anno, presieduta dal Card. Camillo Ruini, Vicario Generale di Sua Santità per la diocesi di Roma, ha avuto luogo la prima sessione pubblica per l'inizio del processo di canonizzazione del Servo di Dio Don Luigi Sturzo.
E' la causa di canonizzazione di un sacerdote, com'egli ha tenuto sempre ad essere considerato e come, di fatto, lo hanno considerato tutti quelli che lo hanno conosciuto da vicino. E' la causa del "sacerdote d'Italia!", com'è stato chiamato dal giornale "L'Avvenire" quando ne diete l'annunzio della morte. E' la causa, come pure è stato chiamato, del "Missionario della politica", dell'"Apostolo della politica", del "Maestro della politica", del "Maestro di vita".
Ma benchè egli fosse conosciuto comunemente come politico, Don Luigi Sturzo tenne sempre a dire di se stesso: "Io sono un sacerdote, non un politico", ed a ragione. In realtà egli non fu mai candidato, non esercitò mai politica attiva di governo. Finalità specifica del suo lavoro in campo municipale, scolastico, sociale, economico e politico fu di ricondurre tutto nel filone della carità, com'ebbe a dire di se stesso: "Per me è stato ed è ancora esplicazione d'apostolato religioso e morale. Non avessi avuto questa convinzione e questa finalità, non avrei potuto conciliare le mie attività con il mio carattere sacerdotale e con la mia aspirazione unica di servire Dio".
Cardine del suo insegnamento, in vero, in perfetta sintonia con quanto proclamato anche da Pio XI, dal Concilio Vaticano II, da Paolo VI e, in più riprese, anche dl Santo Padre Giovanni Paolo II, come opportunamente ha ricordato il Cardinale Ruini, è che "la politica è carità, ossia esigenza d'amore e di servizio del prossimo, è la ricerca ed attuazione del bene comune" degli uomini nell'ordine temporale, che però dice rapporto anche al loro bene spirituale, alla vera vita, quella soprannaturale, e, pertanto, non è separata, tanto meno esente dalla morale. La politica "è un dovere civico, un atto di carità verso il prossimo". Per questo si è battuto sempre, fino alla morte, per la moralizzazione della vita pubblica.
Orbene, in tutta questa sua attività, e sta qui il motivo della causa per la sua canonizzazione e relativa indagine istruttoria, Don Sturzo ha rivelato una profonda spiritualità e vita interiore nell'esercizio costante ed eroico di una carità soprannaturale a favore di tutti gli uomini, specialmente dei più poveri ed indifesi, perché tutti, anche i politici, per mezzo dei beni terreni possano conseguire quelli spirituali e salvarsi l'anima e lui stesso guadagnarsi meriti per il paradiso. Una carità esercitata fino al sacrificio di se stesso nell'amore della giustizia, nell'ubbidienza assoluta alla Chiesa, nell'umiltà, nella povertà, nella fortezza e nel perdono incondizionato. Una carità, dunque, nella quale ha operato la fede soprannaturale, di cui è stata espressione peculiare l'esercizio della continua presenza di Dio, dell'unione con Dio, della preghiera, soprattutto nella forma più sublime della celebrazione della Santa Messa, da molti chiamata, quella sua, la Messa di Sant'Alfonso.
Alla sua morte i giornali, ricordando la sua assoluta integrità di vita, hanno evidenziato anche la sua fama di santità: "E' morto un santo", "abbiamo ospitato un santo", una fama di santità mai venuta meno e che dura tutt'ora.
Ne è conferma l'interesse dimostrato da chi ha voluto assistere alla prima sessione pubblica per l'inizio della causa. E' stata notata la presenza di S. E. Mons. Cordero Lanza di Montezemolo, Arcivescovo titolare di Tuscania, Nunzio Apostolico in Italia, S. E. mons. Cleto Bellucci, Arcivescovo emerito di Fermo, S. E. Mons. Ennio Appignatesi, Arcivescovo emerito di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo, S. E. Mons. Vincenzo Manzella, Vescovo di Caltagirone, S. E. Mons Vincenzo Apicella, Vescovo titolare di Geralfi, Ausiliare di Roma, S. E. Mons. Michele Pennisi, Vescovo eletto di Piazza Armerina e presidente della Commissione Storica in questa causa di canonizzazione; Mons. Mario Messina, Cancelliere della Curia Diocesana di Caltagirone, Don Salvatore Millesoli, autore di un recente libro sulla spiritualità di Don Sturzo; il Prof. Gabriele De Rosa, Presidente dell'Istituto Luigi Sturzo, il Prof. Francesco Malgeri, ordinario di Storia all'Università "La Sapienza" ed alla Libera università Maria Assunta (LUMSA) di Roma, il Prof. Angelo Sindoni, ordinario di Storia all'Università di Messina, Il Prof. Mario D'Addio, docente emerito di Storia all'Università "La Sapienza" di Roma e il Prof. Eugenio Guccione, ordinario di Storia all'Università di Palermo, tutti membri della detta Commissione storica; il Dott. Giovanni Palladino, Presidente del Centro Internazionale Studi luigi Sturzo (C.I.S.S.), promotore della causa; l'avv. Paolo Arquilla, responsabile del C.I.S.S. in Abruzzo, il Dott. Salvo Sorbello, Assessore alle Attività Produttive del Comune di Siracusa (che nel 1951 diede la cittadinanza onoraria a Don Sturzo); l'Avv. Maria Samperi, Sindaco di Caltagirone, ed inoltre i parenti del Servo di Dio: l'Avv. Francesco Sturzo col figlio Magistrato Gaspare Sturzo, giudice del Tribunale di Tivoli e la sig.ra Rosa Maria Sciuto Sturzo.
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